Domino impazzito, la Roma perde un pezzo dopo l’altro in un vortice dove la proprietà va e viene dagli Stati Uniti senza mai dare una spiegazione ai tifosi, che si sono fatti sentire con uno striscione bilingue a Corviale: “Friedkin we aren’t in the american ghetto. Qua te strappamo er core dar petto”.
Dopo il licenziamento di Daniele De Rossi, cacciato mercoledì scorso dopo quattro giornate di campionato, mentre stava per guidare l’allenamento della mattina, ecco le dimissioni di quella che, secondo la vulgata popolare, era stata la sua carnefice, cioè la ceo Lina Souloukou.
La nota ufficiale del club è come sempre secca, al limite del gelido: “Ringraziamo Lina per la sua dedizione in una fase particolarmente critica per il Club e le auguriamo il meglio per le sue future sfide professionali. La proprietà resta pienamente concentrata sulla crescita e sul successo della Roma, con una costante attenzione ai valori”.
Lina Souloukou era stata assunta a sorpresa dopo esperienze all’Olympiacos ma soprattutto dentro l’Eca. Dopo il licenziamento di De Rossi, Souloukou era entrata nel mirino dei contestatori e le era stato fornito un servizio di protezione. Il particolare più odioso: la misura era applicata anche quando accompagnava all’asilo e a scuola i figli di 3 e 8 anni.
Nei prossimi giorni dovevano essere fatte delle valutazioni in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza, in Prefettura, su un’eventuale scorta. Riunione resa inutile dalle dimissioni di Lina. Non esiste incarico o stipendio che possa farti accettare di mettere in pericolo i tuoi figli. Come sempre capita a Roma, versioni infinite dell’accaduto tra Souloukou e De Rossi. L’allenatore, lasciando Trigoria, ha affermato che non ci sono stati litigi. Il club ha tenuto a chiarire che la decisione dell’esonero, con Juric nuovo allenatore, era dovuta solo ai risultati che non venivano (tre pareggi e una sconfitta).
Il prossimo taglio, dicono le solite voci bene informate, sarebbe il direttore sportivo Ghisolfi. La Roma, in quattro giorni, ha visto cadere allenatore e ceo. La Curva Sud (ma non solo) è entrata alla partita contro l’Udinese solo dopo mezz’ora, per poi continuare a contestare. Fischi particolari a Cristante e Pellegrini. Cori standard su mercenari e maglia unica cosa da tifare.
Perché sì, in mezzo all’impazzimento societario, c’era anche una partita di calcio, la prima di Ivan Juric in panchina. È finita 3-0 con gol di Dovbyk, Dybala su rigore e Baldanzi. A sorpresa l’esclusione di Koné dalla formazione iniziale, che era molto simile a quella schierata da De Rossi a Genova. I nuovi arrivati avranno spazio giovedì in Europa League, come anche Soulé che pure ieri ha giocato solo 10′. La prima vittoria stagionale regala almeno un minimo di tregua.
FONTE: Il Corriere della Sera – L. Valdiserri