Stavolta, il (corto) muso lo stava per sbattere. Stava per arrivare una sconfitta dolorosa per la Roma, quasi a sorpresa appare come per incanto un pari che, allunga a otto partite la serie positiva in campionato. Serve a poco ma almeno salva, in parte, la faccia. Se c’è una cosa storta che resta della trasferta di Udine, è la prestazione stanca, non all’altezza della Roma, o di quel che dovrebbe essere, e di Mourinho. La Juve comunque è scappata e il quarto posto è storia, l’Atalanta resta a pari punti e con una partita da recuperare, la Lazio già stasera può andare avanti, in attesa del derby, che suona quasi come una finale per un posto in Europa League.
Quello di Udine è un pareggio come se ne sono visti tanti quest anno, raggiunti più con l’anima che con la testa, come con il Sassuolo, come con il Verona, figlio di una prestazione con poco fuoco e figlia della stanchezza olandese accesa solo nel finale, ormai pure questo è un marchio di fabbrica, da Pellegrini su calcio di rigore. Il tutto quando ormai erano saltate le marcature e le logiche tattiche, quando in campo cerano più punte che spettatori e quando il caos la faceva da padrone. La Roma ha fallito l’occasione per stare ancora agganciata veramente al treno nobile della Champions e lo ha fatto con prestazioni modeste dei suoi uomini migliori.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni