Dici Roma-Feyenoord e pensi 25 maggio 2022, Tirana. Inevitabile che sia così, giusto che sia così, se quella partita e quella serata ti hanno riportato a sollevare un trofeo europeo a distanza di 61 anni dal precedente. Dici Roma-Feyenoord e pensi alla zampata di Zaniolo, a Mou che mostra il cinque al triplice fischio e poi va a baciare la Conference League; pensi a Pellegrini che alza al cielo la coppa, a Zalewski che intona Campo Testaccio «co’ la bandieretta in mano», ai miracoli di Rui Patricio e alla Kombetare Arena che sembrava una versione in miniatura dello Stadio Olimpico. Pensi agli abbracci e alle lacrime sugli spalti e in campo, perché persino lo “Special One” – uno che ha vinto in ogni dove – s’è dovuto sciogliere di fronte a tanto amore, a tanta gioia, a tanta attesa.
Dici Roma-Feyenoord e pensi alla “rivincita” dell’anno scorso; che, se rivincita è stata, lo è stata perché abbiamo rivinto noi. Dopo il ko per 1-0 a Rotterdam, il loro tecnico Slot se ne esce con un infelice: «Rispetto la Roma per come gioca, ma preferisco guardare il Napoli o il Manchester City». Nella gara di ritorno la Roma gli dà una bella lezione di calcio, andando a vincere ai tempi supplementari dopo il 2-1 maturato nei 90’.
All’89’ i giallorossi sono fuori, ma una magia di Dybala rianima una partita che sembrava conclusa, la porta all’extra-time dove El Shaarawy e Pellegrini servono il poker. Dici Roma-Feyenoord e pensi subito a questi due incroci, queste tre partite ricche di significato, di emozione. Una ci è valsa una coppa, le altre due ci hanno regalato una semifinale d’una Europa League che avremmo meritato di vincere, e che ci hanno tolto soltanto un arbitro inglese e i suoi assistenti.
Ma c’è anche quel precedente del 2015 nei sedicesimi di Europa League: l’andata a Roma, più che per l’1-1 maturato in campo, viene ricordata per l’assedio vandalico della Capitale messo in atto dagli ultras del Feyenoord, che non hanno risparmiato la Fontana della Barcaccia. Per tutta risposta, al ritorno, le autorità olandesi di fatto sequestrano i romanisti recatisi a Rotterdam per ore, impedendo loro di muoversi liberamente. I tifosi locali lanciano a Gervinho una banana gonfiabile: il gesto razzista si ritorce loro contro, perché la vittoria per 2-1 della Roma la firmano proprio l’ivoriano e Ljajic. (…)
FONTE: Il Romanista – L. Latini