Partire per ricominciare. Ricominciare, sì, ma senza cambiare necessariamente tutto. Le fatiche di Serie A con l’Inter si fanno sentire e Ivan Juric, come accennato ieri in conferenza, sarà chiamato a fare qualche variazione. Un turnover non massiccio. Col tecnico croato è accaduto già e non è andata alla grande. L’episodio chiave è quello di Elfsborg.
Ben sei i cambi, in quel caso, rispetto alla gara precedente (quella con il Venezia): dentro, nel 3-4-2-1, Hermoso, Abdulhamid, Pisilli, Paredes, Baldanzi e Shomurodov; fuori El Shaarawy, Celik, Koné, Cristante, Pellegrini e Dovbyk. La sfida va male, termina 1-0 per gli svedesi. Il caso vuole che sia proprio l’ultima giocata in Europa League. Anche per questo, alle 18.45, servirà attenzione. Da parte di Juric in primis. Poi dalle seconde linee che avranno una chance all’Olimpico.
Con Mourinho in panchina, il focus diventa il divario tra la qualità delle riserve e quella dei titolari. Il caso più eclatante, in questo senso, è indubbiamente l’1-6 in Norvegia. È il 21 ottobre 2021 e la Roma gioca sul campo del Bodø/Glimt: ma Mou, un po’ a sorpresa, cambia nove giocatori.
L’epilogo è disarmante. Non troppo, perché ai quarti la Roma butterà i gialloneri fuori dalla Conference e poi vincerà la competizione. L’evento, comunque, rappresenta un segnale: turnover sì, ma con parsimonia. E nell’arco del 2021-22 poche volte il tecnico portoghese si priverà della maggior parte dei suoi “uomini di cartello”.
Accade all’andata col Vitesse, quando ne cambia cinque rispetto al match con l’Atalanta. Si vince comunque, 1-0, grazie al gol di Oliveira (che con la Dea non aveva giocato). Poi col Bologna, a maggio, arrivano sei sostituzioni rispetto alla gara europea col Leicester: termina in parità, un innocuo 0-0. Un leggero turnover si ripresenta all’inizio della stagione 2022-23.
Tra Udinese e Ludogorets, Mourinho ne cambia quattro: out Rui Patricio, Karsdorp, Spinazzola e Abraham; entrano Svilar, Celik, Zalewski e Belotti. Il risultato non restituisce serenità alla Roma. Dopo lo 0-4 di Udine arriva un 1-2 all’esordio in Europa League. Si ripete tutto tra febbraio e marzo 2023, quando tra Napoli e Cremonese arrivano sei cambi. Risultato: due ko, entrambi per 1-2. E sei sono i cambi che portano, sempre a marzo, dalla Real Sociedad (2-0) al Sassuolo (3-4).
Nel bene e nel male, a volte è necessario far riposare qualche calciatore. E anche nella stagione 2023-24 qualche turnover un po’ più largo degli altri porta risultati non desiderati. Uno di questi è quello del Dall’Ara, dove la Roma cade 0-2 e cambia ben otto giocatori rispetto alla partita europea con lo Sheriff. La maggior parte di questi sono titolari, sì; ma variare completamente (o quasi) assetto, a volte, è rischioso.
Il rischio, Mou, se lo prende. E in un certo senso lo porta all’esonero. Perché tra il derby di Coppa Italia perso e la sfida col Milan, l’ultima dello Special One in panchina, sono cinque gli uomini diversi presenti in campo. A San Siro termina 1-3, due giorni dopo Mourinho viene esonerato.
Arriva De Rossi, la Roma riparte. La prima frenata è quella del Via del Mare contro il Lecce: e i cambi, in quest’occasione, sono cinque rispetto alla partita precedente alla sosta col Sassuolo. Out Llorente, Spinazzola, Pellegrini (che aveva regalato la vittoria coi neroverdi), Aouar ed El Shaarawy; dentro Ndicka, Angeliño, Bove, Baldanzi e Zalewski. Termina 0-0, anche se manca un rigore solare agli uomini di DDR.
Sembra una storia vista e rivista. Una rivisitazione in meno quando la Roma subisce l’1-3 del Bologna: DDR e i suoi arrivano a quello che viene ritenuto vero big match (a causa il momento attraversato dai rossoblù in campionato) galvanizzati dal successo casalingo col Milan. Ma le quattro modifiche apportate dall’allenatore non portano ai risultati sperati.
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FONTE: Il Romanista – S. Carloni