Con la fame che non sempre e non tutti hanno mostrato di avere lungo il corso di questa stagione, la Roma ha conquistato gli ultimi tre punti che mancavano per blindare il sesto posto (anche perdendo a Empoli e vincendo la Lazio contro il Sassuolo già retrocesso si arriverebbe a pari punti, e la differenza la farebbe la bella faccia di Mancini negli scontri diretti…) e scacciare i cattivi pensieri che si erano affastellati negli ultimi novanta minuti casalinghi della stagione, soprattutto dopo che Manganiello, con la mediocrità che così perfettamente incarna nel ruolo di arbitro, aveva cacciato Paredes neanche alla mezz’ora del secondo tempo di una partita bloccatissima, con un doppio giallo ravvicinato per proteste.
E invece la Roma nelle grandissima difficoltà in cui si è trovata in quel momento ha trovato le risorse per aumentare la spinta ed è riuscita a trovare subito la chiave per risolvere la questione, prima con un gran tiro di Angeliño tolto dal sette da Martinez e poi con una capocciata affilata di Lukaku su un bel cross di El Shaarawy.
Poi sono succeduti 11 minuti più 6 di recupero di sofferenza, ma alla fine è arrivato l’urlo liberatorio dei 67334 romanisti (nuovo record di affluenza dopo il restyling dell’Olimpico), prima delle celebrazioni di fine anno con mogli e figli sul prato, con la Sud a tributare l’applauso più bello proprio a De Rossi: la garanzia che per il futuro si ripartirà pensando in grande.
Daniele aveva pensato di affrontare il Genoa – libero da qualsiasi condizionamento per la sua posizione di classifica inattaccabile dopo la sconfitta casalinga del Monza e perché in ogni caso fuori da ogni corsa in alto e in basso del campionato – con tre soli giocatori diversi rispetto all’ultima uscita a Bergamo (fuori Kristensen, Mancini ed El Shaarawy), e con un sistema nuovo (si è rivista la difesa a 4, con gli esterni Celik e Angeliño altissimi e la coppia composta da Llorente e Ndicka), Cristante e Paredes con Bove a metà campo, con Baldanzi e Pellegrini alle spalle di Lukaku, contro il consolidato 352 di Gilardino che ha preferito Ekuban a Gudmundsson almeno dall’inizio (per fortuna, visti i pericoli che ha creato nella mezzoretta in cui ha giocato) al fianco di Retegui, con Strootman alla passerella d’onore di fronte al suo vecchio pubblico (bello l’omaggio tributato dall’intero stadio durante il riscaldamento, al cambio e poi a fine partita) a comporre con il lucidissimo Badelj e l’incursore Frendrup il terzetto di centrocampo, con l’inglese di origine giamaicana Spence a destra e lo spagnolo Martin a sinistra, e Vogliacco con De Winter e Vasquez in difesa, davanti all’altro spagnolo Martinez.
De Rossi ha sperato di rivedere l’intensità di qualche pezzo ormai lontano di stagione, ma il ritmo in campo è stato piuttosto compassato, e spesso la manovra risentiva proprio della mancanza di serenità, stato d’animo figlio dei recenti risultati e dalla necessità di portare a casa i tre punti, dopo il pareggio della Lazio in casa dell’Inter, così da rendere poco più di una gita l’ultima trasferta a Empoli.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco