Il ritrovarsi nel modulo più adatto, alla base della rinascita romanista, ma (forse) anche la crescita di Nzonzi. Quattro vittorie consecutive – tra campionato e Champions, ultima quella di Empoli (0-2) – raccontando, un’impressionante predominanza del francese campione del mondo, sempre più in forma e sempre più leader. E sempre più punto fermo insostituibile per Di Francesco, che su lui sta costruendo la sua nuova Roma. Con un po’ di ritardo rispetto all’avvio di stagione, complice il ritardo di condizione con il quale l’ex Siviglia si è presentato, e alcuni equivoci tattici che hanno rallentato il rodaggio dei giallorossi. Nzonzi è il giocatore che corre di più nella squadra attuale: 11,153 i chilometri percorsi in media ogni partita, con il picco dei 12,05 percorsi ad Empoli, coprendo praticamente ogni spazio vitale per gli avversari.
Stephen è il quarto nel campionato italiano a macinare metri di campo, alle spalle di Kessie, Brozovic e Biglia, e nella gara di sabato sera ha trovato anche il suo primo gol in giallorosso (undicesimo marcatore diverso stagionale, in Europa solo il Borussia Dortmund sta facendo meglio con 13), di testa, grazie a uno degli schemi provati in allenamento proprio per lui, che è altissimo e può garantire una prepotenza fisica anche da questo punto di vista. In coppia con De Rossi, nonostante le difficoltà di convivenza iniziali, sta trovando la sua dimensione, perché sono due persone tatticamente intelligenti, capaci di plasmarsi a seconda dei compagni che hanno accanto. Ed è questo il vero segreto del ritrovato 4-2-3-1, oltre alla valorizzazione di Pellegrini trequartista e della ritrovata vena di Dzeko.
Il centravanti ha ritrovato la strada di numeri impressionanti: con quella di Empoli, ha infatti realizzato ben 13 reti nelle ultime 11 gare di campionato contro squadre neopromosse, facendo 4 gol in due gare. «Alcune cose le impari meglio nella calma, altre nella tempesta», il pensiero affidato ai social di Monchi, consapevole di aver commesso degli errori, come i due hashtag inseriti nel post – in italiano e spagnolo – fanno capire (“Non smettere mai di imparare”, “Umiltà e lavoro”). Il ds, d’altra parte, era pronto a dimettersi seduta stante se Di Francesco fosse stato licenziato nel periodo di crisi, profondamente coinvolto in un progetto che ha costruito lui, in prima persona, e di cui si sente responsabile. Ma tra i meriti del dirigente e di Di Francesco nella costruzione di un gruppo che sta prendendo forma ora, c’è il dato significativo legato alla presenza di italiani nella formazione titolare anti- Empoli. Santon, Luca Pellegrini, De Rossi, Lorenzo Pellegrini, El Shaarawy: ben cinque dal primo minuto (tre i romani), come non accadeva da maggio 2015.