I tormenti di un ragazzo triste, solitario y final. Ingrigito. Deluso. Incredulo. Fischiato. Criticato. Se esiste il momento sbagliato, quello di Lorenzo Pellegrini è questo, segnato dalla prima espulsione in Nazionale. C’era tutto per fare bene. Poi, il buio: un’entrata sciagurata per rimediare a un errore di Bastoni, il rosso del Var, la squalifica che lo riporta già a Trigoria e gli fa saltare la partita con Israele di lunedì. E su Pellegrini (quasi) tutta la responsabilità della serata compromessa, il senso di colpa, forse la tremenda impressione d’essere il capro espiatorio. Fare tanto e rovinare tutto, è un attimo che vola via: accade. A Pellegrini, in quest’ultimo anno, è successo spesso. Proprio all’Olimpico, proprio a casa sua.
Essere capitano a Roma è diventato un travaglio. Lui non sa perché. Si guarda indietro, vede Mourinho e il riflesso di un anello. C’è sempre un momento in cui le cose si rompono: il tecnico esonerato lascia il regalo che la squadra gli aveva fatto per i 60 anni nell’armadietto di Pellegrini. Lo Special vuol dire alla squadra: mi avete tradito. Per i tifosi, quel gesto indica anche il nome del traditore. Quella fascia presa nel 2021 da Dzeko inizia a pesare.
L’esonero di De Rossi, poi: nessuno ha chiesto a Lorenzo il suo parere, i dirigenti avevano convocato altri giocatori. La gente pensa: Pellegrini ha cacciato anche lui. E contro il Venezia piovono fischi. E invece il capitano aveva chiesto spiegazioni e provato a far cambiare idea al dirigenti sul cambio in panchina. Gli rimproverano anche lo stipendio molto alto: 6 milioni a stagione. Per i tifosi: sono tanti, troppi.
Pesa su di lui il passato: chi sarebbe felice di vivere con l’eterno paragone con i giganti che c’erano prima? Il confronto con gli altri capitani è un macigno, anche se erano le sue mani a sollevare la Conference League. Pellegrini non ha il carisma di De Rossi, ma il suo stesso senso di appartenenza e il suo amore incondizionato. Non ha il genio di Totti, che pure lo aveva investito: ha talento, non abbastanza da far sognare, ma neppure troppo poco per non pretendere sempre di più da lui. Pellegrini non ha (ancora) mai pensato di andarsene, ma tra un anno e mezzo scade il contratto e la discussione per il rinnovo con la Roma non è cominciata.
FONTE: La Repubblica