San Siro, primo ottobre: nel sabato di campionato si affrontano le due squadre di Serie A che tirano più nello specchio della porta: 43. Solo che l’Inter, per altri versi piena di problemi, ha segnato 12 gol in 7 partite. La Roma invece è ferma a 8, cinque dei quali generate tra tiri e assist da Paulo Dybala.
È una media bassissima, che si deve anche al numero di legni colpiti: 6. Nessuna squadra ne ha pizzicati di più. Per segnare un gol la Roma deve centrare il bersaglio 5,3 volte, in media. Ripetiamo: sono presi in considerazione solo i tiri indirizzati bene, non quelli respinti o fuori misura.
In pratica Mourinho, con il nono attacco del campionato, non riesce a valorizzare l’enorme produzione di occasioni per segnare. La Roma avrebbe potuto/dovuto contabilizzare almeno 17 reti nelle prime sette partite (17,51 anzi), dunque con un saldo negativo di 9 rispetto alla realtà. Se valesse questa classifica virtuale, potrebbe ambire al vertice con almeno 16 punti (+3,66 secondo l’algoritmo).
I numeri aiutano a comprendere le imprevedibili difficoltà che sta incontrando la Roma. “Penso che con Dybala in campo questa partita l’avremmo vinta” ha detto Mourinho dopo Roma-Atalanta. E forse ha ragione. Ma in un certo senso i dati complessivi sono incoraggianti: la squadra ha un suo equilibrio tattico, perché concede poco (al netto dello scivolone di Udine, solo 3 gol in 6 partite) e costruisce molto.
Se riuscirà a continuare su questo percorso, raccoglierà anche i frutti di un organico che in estate era stato pensato proprio per aumentare la forza offensiva. Abraham ha segnato solo 2 gol, prendendosi pubblicamente le responsabilità dell’ultima sconfitta, ma anche lo scorso anno per arrivare a quota 3 attese la dodicesima giornata: poi chiuse a 17. Pellegrini e Zaniolo, oltre a Belotti, sono ancora fermi a zero: quando entreranno i loro tiri, la Roma potrà fare dei calcoli molto più gratificanti.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida