L’alibi perfetto? Non c’erano soldi. E con un imminente passaggio di proprietà, nei giorni delicati dell’ingresso di Dan Friedkin al vertice della società, sarebbe stato quanto meno inappropriato alzare l’asticella degli investimenti, lasciando poi il nuovo padrone a gestirne le conseguenze. Eppure, analizzando in profondità, questa è una delle tante contraddizioni che hanno frenato la Roma di Pallotta, dal 2011 in poi. Non è vero che la Roma non ha speso a gennaio.
Ha investito molto, in realtà, sia pure fi rmando assegni postdatati, impegnando il futuro: 4 milioni più 1 di bonus per Gonzalo Villar subito, 11 milioni più 4,5 di bonus per Carles Perez da cominciare a pagare il primo luglio, 8 milioni più 2 di bonus per Roger Ibañez da saldare a partire dall’estate 2021. Come è facile constatare, si parla di 23 milioni più 7,5 di bonus già stanziati sul piano industriale. Ma la squadra non è uscita rinforzata dal mercato, anzi.
La scelta Valutiamo bene costi e benefi ci: Fonseca dopo l’avvilente Juventus-Roma di Coppa Italia chiedeva «uno o due rinforzi», avendo perso Zaniolo, che si è rotto il ginocchio, e avendo dato il via libera a Florenzi, retrocesso negli ultimi posti della gerarchie dei terzini. Pronti via, due nazionali italiani in meno per il rush fi nale della stagione. In cambio ha avuto tre giovani di prospettiva, tutti e tre del 1998, «buoni per il futuro», come lo stesso allenatore ha raccontato alla vigilia della partita con il Sassuolo.
Ibañez in particolare è il sesto difensore della rosa: nell’immediato non ce n’era così tanto bisogno, dopo due presenze in due stagioni per un totale di 20 minuti con la maglia dell’Atalanta. L’acquisto potrebbe essere propedeutico all’arrivo di un altro rinforzo a giugno, grazie ai buoni rapporti con il procuratore brasiliano Giuliano Bertolucci, con chiarissime origini italiane, che ha già fatto aff ari con Petrachi (Lyanco al Torino). In realtà da Trigoria garantiscono che non sia così e che Ibañez, strappato al Bologna allo sprint, sia un prospetto di alto livello. Staremo a vedere.
Il vuoto Il vulnus vero della campagna acquisti di gennaio però è un altro. La Roma aveva la necessità dichiarata di sostituire Zaniolo, uno dei giocatori più importanti e ispirati della squadra. Per far fronte alla sua assenza c’era bisogno di un attaccante pronto: non a caso era stato preso Politano, lo scorso anno protagonista nell’Inter di Spalletti, uscito dai radar con Conte per il cambio di modulo. Petrachi lo sapeva bene, tanto è vero che la Roma poche ore dopo l’infortunio di Zaniolo ha chiuso un’operazione perfetta: lo scambio Politano-Spinazzola.
Il terzino aveva avuto qualche problema con Fonseca, perciò la sua partenza avrebbe messo d’accordo tutti. Anche perché le due società avevano raggiunto l’intesa per un baratto puro, senza esborsi liquidi, garantendosi ciascuna una piccola plusvalenza. Una volta saltato lo scambio con l’Inter, Spinazzola è tornato a Roma e per la prima volta da quando è arrivato ha preso il posto di Kolarov (prima era accaduto per esigenze di turn over solo in una partita di Europa League, contro il Wolsfberger) e Politano è stato sostituito con un ragazzo di belle speranze, Carles Perez, sul quale c’è molto da lavorare.
Fonseca avrebbe preferito due vecchie volpi internazionali come Shaquiri o Pedro, Petrachi ha provato ad accontentarlo, ma Liverpool e Chelsea hanno detto no al prestito con diritto di riscatto. Così Fonseca si ritrova ad aff rontare la seconda parte della stagione con un attacco depotenziato. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. D’Ubaldo / R. Maida