Mai avrebbe immaginato di fermarsi improvvisamente per un infortunio traumatico e un po’ misterioso: era il 2 dicembre quando, contro i vecchi amici dell’Atalanta, atterrò male sulla caviglia. Provò a resistere ma poi fu costretto a chiedere il cambio. C’era una distorsione che forse lui ha inizialmente sottovalutato.
Ranieri, nella conferenza stampa che precedeva la successiva partita contro il Lecce, lasciò intuire che il problema non fosse grave: “Non sarà convocato ma spero di riaverlo alla prossima“.
In realtà Cristante non è ancora tornato e anche ieri, a Trigoria, è rimasto a guardare l’allenamento. Solo terapie a quattro settimane dall’incidente. E di conseguenza niente Milan. Gli esami strumentali ai quali è stato sottoposto hanno escluso patologie gravi, tipo lesione dei legamenti, ma Cristante ha bisogno di altri giorni di riposo prima di rientrare. Ha già saltato cinque partite e molto probabilmente arriverà a sei domenica prossima.
Il contratto scade nel 2027, quindi non è un tema all’ordine del giorno. Ma Cristante, che a marzo compirà 30 anni, sta respirando un’aria strana attorno a sé. Dai tifosi viene spesso fischiato, come Pellegrini, perché ritenuto responsabile della filiera immaginaria di mangia-allenatori orchestrata all’interno dello spogliatoio. Sono le macchie che ogni tanto sporcano la reputazione, più o meno ingiustamente, dei leader di un gruppo.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida