La consapevolezza di Juric è di chi sa di navigare a vista. Di dover pensare all’oggi perché il domani potrebbe anche non esserci. Ed è forse per questo che si potrà dire tutto del tecnico di Spalato ma non che non sia un uomo coraggioso. E per di più un allenatore. Che fa delle scelte, opinabili o meno, ma per nulla scontate. Senza paura.
E con lei, il timore di aver buttato via non solo 40 giorni di lavoro ma soprattutto la grande chance della carriera. E invece eccolo ancora qui, contro ogni pronostico, previsione e in alcuni casi auspicio. Ivan somiglia a quello scalatore che perso ogni appiglio e fune, decide di arrampicarsi a mani nude, conscio che basterebbe mettere un piede in fallo per crollare definitivamente.
Chi nello spogliatoio sperava nel ritorno di Daniele, si metta l’anima in pace. E questa volontà dei Friedkin, gioca a favore dell’allenatore croato. Perché dopo quasi due mesi, anche con qualche ruvidità, a qualcuno la schiettezza del croato non dispiace. Che a Verona vuole cambiare il meno possibile rispetto a giovedì. Spazio quindi alla coppia Le Féè-Kone in mezzo, Celik a destra e Zalewski a sinistra, pronto alla staffetta con El Shaarawy, e davanti con Dovbyk che si riprenderà il posto e Dybala di diritto titolare, c’è l’unico ballottaggio tra Pisilli e Pellegrini.
FONTE: Il Messaggero