La crisi di un capitano. Quello della Roma che da cinque anni ha visto passare la fascia su tre braccia diverse ma senza riucire a trovare il favore costante della tifoseria. A volte anche della squadra o dell’allenatore. Il peso di un ruolo che nella Capitale ha un valore importante e che è stato ricoperto da figure eccezionali nel passato.
Anche recente. Immaginate cosa significhi diventare capitano della Roma dopo due simboli, due miti, due campioni (anche del Mondo) come Francesco Totti e Daniele De Rossi. Immaginate, o almeno provate, a percepire il peso che hanno dovuto portare Alessandro Florenzi ed Edin Dzeko.
E quello che sta adesso portando Lorenzo Pellegrini. Un macigno sul braccio, un onere e un onore che non sempre è facile da gestire. Può essere un privilegio, è lo è sicuramente per l’attuale capitano, ma al tempo stesso può essere un fardello.
Florenzi è stato costretto ad abbandonare la nave a metà tragitto, con quel trasferimento invernale dopo la crisi con Fonseca e la tifoseria. Da “Bello de nonna” a “traditore” nel giro di un attimo. Prima per non aver accettato l’invito della Curva Sud nel 2018 nel venire sotto il settore per essere contestato lui e l’intera squadra, poi per le vicende contrattuali e le richieste economiche ritenute esagerate dai romanisti a fronte di un rendimento non proprio esaltante in campo.
La spaccatura arrivò nell’estate del 2019 durante un’amichevole a Latina: i cori partiti dal settore ospiti sottolinearono tutto il malumore dei tifosi romanisti: «Togliti la fascia, Florenzi trenta denari». Una ferita che non si è andata a rimarginare neanche dopo il tanto atteso rinnovo del contratto a tre milioni di euro netti a stagione. Qualche mese dopo Florenzi decise di partire per lasciare la Roma e cominciare una nuova vita.
A raccogliere la fascia ci pensò poi Edin Dzeko, primo capitano non romano dopo 22 anni. Ma anche l’avventura del bosniaco da leader durò poco, molto poco. Un anno, fino a gennaio 2021, quando la rottura brusca con Fonseca lo fece finire fuori squadra e senza più i gradi, passati poi a Pellegrini. Da lì una storia che adesso si sta ripetendo. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport