Il giorno dopo la conferma dell’infortunio (lesione al semitendinoso della coscia sinistra) che terrà fuori Paulo Dybala per almeno un mese, ci sono molte domande che rimbalzano nella testa dei tifosi: perché, visto che a Bilbao era sceso in campo dopo essersi sottoposto ad un’infiltrazione, non si è deciso di lasciarlo a casa per un match sulla carta più semplice e alla vigilia della partenza per la Nazionale? Chi lo ha deciso? E perché Ranieri, che dopo il gol di Dovbyk ha avuto la prontezza di far sedere di nuovo in panchina Shomurodov, che era già pronto a bordocampo ad entrare insieme all’argentino, non ha deciso di rimandare in panchina lo stesso Dybala? L’unica certezza, oggi, è che Paulo salterà le due gare più importanti di questo segmento della stagione: il 6 aprile all’Olimpico contro la Juve e il derby (13).
Lo stop, però, potrebbe essere ancora più lungo e per questo non è escluso che Dybala, che si è reso immediatamente conto della gravità dell’infortunio, nei prossimi giorni possa sottoporsi a nuovi controlli per capire se c’è una strada per accorciare i tempi di recupero. In caso contrario, per il terzo anno consecutivo, sarebbe assente nel momento più importante della stagione: il primo anno con Mourinho saltò le ultime 8 gare prima della finale di Europa League con il Siviglia. Lo scorso anno con De Rossi si procurò due infortuni muscolari che gli fecero saltare 4 gare, compresa la semifinale di ritorno di Europa League contro il Bayer Leverkusen.
“Mi dispiace tanto, volevo risparmiarlo”, ha dichiarato Ranieri al termine della partita con il Cagliari. Una leggerezza per un tecnico navigato come lui, che però potrebbe essere stata “indotta”: non dai medici, che ovviamente lo hanno messo al corrente di tutti i trattamenti fatti e dei rischi che si sarebbero corsi facendolo scendere in campo, ma forse proprio dal calciatore, che con Ranieri non si è mai tirato indietro ed è alla ricerca ossessiva del gol numero 200 in carriera.
Paradossalmente la frase “c’è una Roma con Dybala e una senza” ripetuta da Mourinho e confermata da De Rossi e Ranieri, in questa stagione non trova il conforto dei numeri: con l’argentino in campo la Roma ha ottenuto 57 punti in 36 partite in tutte le competizioni, con una media di 1.5 punti: 11 vittorie, 6 pareggi e 7 sconfitte in Serie A (media 1.6); 5/3/3 in Europa League e una sconfitta (contro il Milan) in Coppa Italia. Senza l’argentino, i punti sono 14 in 7 gare, con una media di 2 a partita: 3 vittorie, un pareggio e una sconfitta in campionato; un pari in Europa League (Union Saint-Gilloise) e una vittoria in Coppa Italia con la Samp. Se la Roma manterrà questa media la Champions non è un sogno.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini