«Voglio vedere gente che arriva al campo con il sorriso. Niente musi lunghi». Il primo diktat di Claudio Ranieri è uno scossone alla negatività di una squadra che ha smesso di divertirsi, trivellando il cervello di rimpianti inconsistenti e di domande senza risposta. Da oggi la Roma ha un dovere verso il capo: resettare il sistema operativo e cominciare una stagione diversa, come se il passato non fosse mai esistito.
Da allenatore, Ranieri ha dimostrato sensibilità verso i giocatori lasciandoli liberi domenica e lunedì nonostante i tre giorni e mezzo di riposo di cui avevano già goduto dopo la disastrosa sconfitta contro il Bologna, costata il posto a Juric. Ora però la ricreazione è finita: per sperare di contrastare il Napoli di Conte servirà un’applicazione massimale da parte di tutti, con la triade dei senatori in testa. Cinque allenamenti «al 120 per cento, per la Roma». A loro Ranieri ha parlato a lungo in questi giorni cercando di captarne i malesseri per poi estirparli.
Li ha invitati a isolarsi, a concentrarsi sul lavoro, senza prestare il fianco a nuove contestazioni: i tifosi torneranno dalla loro parte se saranno convinti da un atteggiamento diverso. Ranieri è consapevole che Pellegrini, Cristante e Mancini, in quanto leader dello spogliatoio, possono offrirgli un supporto decisivo verso la risalita. E a tutti e tre darà una possibilità domenica allo stadio Maradona.
Il grande assente della Roma dei primi tre mesi è stato proprio Pellegrini, sul quale Juric contava molto nei suoi primi giorni. Ma i messaggi del tecnico intermedio non sono stati adeguatamente metabolizzati dall’interlocutore che nell’ultima partita è finito in tribuna per un dolorino (ma in ogni caso non avrebbe giocato). Con Ranieri, dopo aver perso anche la Nazionale, Pellegrini deve tornare a giocare da capitano.
Fin qui i suoi numeri sono sconcertanti, non solo in termini realizzativi (zero gol) ma anche per la qualità delle giocate. Non era stato brillante neppure in estate con De Rossi, per la verità. Giusto a scanso di equivoci, non aveva nulla contro la persona Juric. Si è smarrito dentro se stesso senza capire dove stesse sbagliando. Da lui però dipende molto della serenità della Roma. La speranza di Ranieri è di raddrizzarne la rotta.
Quanto a Cristante, che con Juric ha ingoiato senza sbraitare una sostituzione dopo mezz’ora a Firenze per poi giocare da difensore una buona partita a Bruxelles, non ci dovrebbero essere grandi problemi. Ranieri lo considera uno dei suoi, cinque anni fa lo fece giocare 12 volte su 12. E non cambierà orientamento, almeno nella formazione di Napoli. Da lui si aspetta un contributo di equilibrio, fisicità e intelligenza che quasi nessun altro calciatore della Roma può promettere.
Il terzo caso, piuttosto strano, coinvolge Gianluca Mancini, protagonista della rissa con Juric a Firenze. Le immagini lo hanno immortalato sfiduciato e distratto in occasione di qualche gol subìto. Ma è stato lui a segnare la rete che tiene in corsa la Roma in Europa. Di lottatori come lui c’è sempre bisogno, purché si sentano a loro agio con il ruolo che sono chiamati a interpretare.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida