Se non fosse stato per quella caviglia, probabilmente Jordan avrebbe fatto l’en plein: sette su sette, tutte da novanta minuti. Invece, Genoa e Lazio Veretout le ha saltate, le ha viste dalla panchina. Allora: non parliamo di un fuoriclasse, ma siamo davanti al classico calciatore indispensabile, irrinunciabile, che difficilmente un tecnico tiene fuori. Ha muscoli, temperamento, non il tocco.
Succede a Veretout ciò che succedeva ai tempi a Tommasi: fuori da ogni campetto estivo, titolare fisso per la stagione. Anche lo scorso anno a Firenze è stato esattamente cosi: su 33 partite giocate, in 32 il francese non ha saltato un minuto. Nella trentatreesima (che poi è la prima che ha giocato, contro il Napoli) disputò solo 64 minuti.
Fondamentale per Pioli prima e Montella poi, determinante adesso per Fonseca, che lo ha preservato solo nelle gare di Europa League (ventisei minuti totali, spalmati su due partite). Piace, agli allenatori, questo suo saper fare un po’ tutto: è dinamico, muove il pallone con una certa velocità e verticalizza.
Si è reinventato regista pur non essendolo, o meglio non è un organizzatore di gioco classico, alla Pirlo o Pizarro insomma. Apprezzabile pure negli inserimenti (soprattutto quando ha fatto la mezzala) e nel tiro dalla distanza. Che a Firenze lo hanno portato, in due stagioni, a segnare 15 gol e 5 assist; qui deve ancora cominciare.
RODAGGIO Veretout adesso ha finito il rodaggio, lo ricordiamo per quella magica cavalcata di Bologna e poco altro. In negativo per l’errore che ha consentito all’Atalanta di passare in vantaggio qui all’Olimpico nell’ultima sfida contro la Roma. Per il resto, normali/buone prestazioni. Una garanzia di rendimento, ma ci si aspetta di meglio, ora dovrà essere più incisivo.
E’ arrivato il momento di alzare il livello. E Fonseca punta molto su di lui: a centrocampo in questa fase, dalla sfida di domani a Genova con la Sampdoria (tempo permettendo), la Roma ha gli uomini contati. Per i due di centrocampo c’è Jordan, c’è Cristante (che si allena a parte), volendo Zaniolo, ma è una forzatura, così come lo è Pastore. Quindi, Jordan e Cristante, appunto. Pellegrini e Diawara sono out.
MANO SUL GRUPPO Da domani si va tutto d’un fiato, almeno fino alla prossima sosta per le nazionali (metà novembre, 7 partite in 21 giorni): non ci sono né troppo spazio per riposare né per prendersi un raffreddore. Veretout non è un giocatore appariscente, ma è in un ruolo chiave. Lo dimostra un dato: nell’ultimo campionato è stato quello che ha effettuato il maggior numero passaggi chiave (vedi la famosa azione di Bologna, finita con lo scarico su Pellegrini, che ha dato il là alla rete di Dzeko) ma ha chiuso con soli tre assist.
Quindi non un creativo, non un raffinato, ma uno di sostanza. Un accompagnatore di azioni. E’ bravo nello stoppare gli avversari, nel tackle, nei contrasti. Mentre da trequartista o da mezzala aveva più possibilità di incidere. Pioli lo ha trasformato in regista, ruolo che a Roma divide con Cristante.
«Ho imparato a guardare il gioco in maniera diversa, è un ruolo in cui occorre più riflessione. Sto giocando basso e mi piace. Ma posso essere anche l’altro mediano, quello un po’ più alto (il trequartista, costretto a farlo contro il Cagliari, con risultati modesti). Non è un problema, l’importante è l’equilibrio. Fonseca mi ha detto che aveva già visto molte mie partite, che gli piaceva come giocavo e che mi voleva. Poi mi ha spiegato il suo calcio. È stato fondamentale, se sono qui è anche perché lui mi ha convinto e mi ha fatto sentire la sua fiducia», raccontò al suo arrivo a Roma. Ecco, è arrivato il momento di prendere per mano la squadra. Da domani in poi. Il rodaggio è finito.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni