Cinque punti in 6 gare. E dopo aver incontrato, Milan a parte, Salernitana, Verona, Empoli, Torino e Genoa. La Roma è gravemente in ritardo. Il Genoa surclassa così i giallorossi, vincendo 4-1, dopo aver perso la coppia dei due centrali di centrocampo Strootman-Badelj, e aver vacillato per buoni 20 minuti della ripresa. Il problema però è che se Lukaku per una sera non incide, basta affacciarsi nell’area giallorossa per mandare in tilt la squadra di Mou.
In avvio, squadre schierate a specchio con il Genoa più aggressivo dalle prime battute. Dopo 4 minuti Mourinho è costretto a rincorrere. L’intero reparto ha qualcosa da farsi rimproverare: Gudmundsson, ricevuto il pallone dall’ex Strootman, non lascia scampo a Rui Patricio. La Roma impiega un po’ a riprendersi ma al primo affondo (22′) pareggia: accelerazione di Spinazzola che trova l’inserimento da dietro di Cristante che non può sbagliare.
Al Genoa basta un’altra accelerazione di Gudmundsson per tornare avanti. Il pallone finisce a Thorsby, abile a giocare di sponda per Retegui. Stop e tiro, senza pensarci, dell’italo-argentino che brucia Cristante e Rui Patricio. Ci provano Paredes (murato), Cristante, Belotti e Pellegrini con il fortino rossoblù che vacilla ma non crolla.
Cosa che puntualmente accade alla difesa giallorossa. Basta un angolo calciato dal solito Gudmundsson, Bani la rimette in mezzo e Thorsby anticipa almeno 3 o 4 romanisti in area siglando il 3-1. C’è tempo anche per Messias, al debutto stagionale, di siglare il 4-1.
La Roma non c’è più. Ora è sedicesima a due punti dalla quartultima. Al fischio finale la squadra va sotto lo spicchio dei tifosi giallorossi che chiedono di “tirare fuori le palle”. Il timore è che i problemi siano ben altri. Molto più seri.
FONTE: Il Messaggero
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