L’azione che in quel sabato sera di cinque anni fa portò al gol di Dzeko al quarto dei cinque minuti di recupero e permise alla Roma di Di Francesco di battere il Frosinone di Baroni per 3-2 si potrebbe definire oggi un’azione alla De Rossi e fu possibile per l’intuizione di un centrocampista di quella Roma che si chiamava Daniele De Rossi: il suo splendido suggerimento di prima in profondità (di sinistro) fu raccolto da El Shaarawy nel cuore dell’area di rigore avversaria e da lì fu mandato in orizzontale verso Dzeko che con il basso ventre deviò nella porta sguarnita, correndo poi verso il settore ospiti (urlando «daje» in perfetto bosniaco/romanesco) a farsi travolgere dall’abbraccio dei tifosi e dei suoi compagni di squadra, tra cui proprio capitan De Rossi e uno sbarbato e promettente mediano di nome Lorenzo Pellegrini.
Fu l’ultima esultanza di Di Francesco su quella panchina, lontani i fasti della clamorosa rimonta sul Barcellona di un anno prima («senza Di Francesco non avremmo mai fatto quella rimonta», dirà qualche tempo dopo De Rossi): dopo qualche giorno arrivò un esonero che non ha mai digerito e che in qualche modo ha cambiato definitivamente il corso della sua carriera.
Ora Eusebio è l’allenatore della più frizzante e umorale squadra della serie A, capace di guadagnarsi il titolo di outsider dell’anno dopo quella bella serie di risultati conseguiti nella prima parte della stagione prima di un crollo quasi verticale che sta preoccupando un po’ tutti. Basti pensare che nelle ultime dieci partite giocate in campionato il Frosinone ha raccolto una vittoria, due pareggi e sette sconfitte, di cui cinque subendo almeno tre gol.
Così fino a venerdì era la difesa più battuta della Serie A, ora ha lasciato il triste primato alla Salernitana. Ma con 32 reti ha segnato di più della Lazio e di altre dieci squadre del campionato. È il calcio di Di Francesco, si va all’attacco come se non ci fosse un domani e a volte come se non ci fossero nelle squadre avversarie giocatori in grado di sfruttare quegli spazi così generosamente concessi. Cerca un equilibrio che fatica a trovare, insomma, penalizzato nel compito da una squadra giovanissima che perde pezzi ad ogni partita: e anche stavolta lamenterà almeno sette-otto assenze di rilievo e comunque presenterà tanti ragazzi interessanti dietro a quella promessa già mantenuta di nome Soulé.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco