Sbrighton è il titolo che ci è venuto in mente non appena la Roma ha segnato il quarto gol. L’onomatopea ci ha assistito nel momento in cui abbiamo provato a riassumere con una sola parola il senso di una partita mai nata.
La Roma, la Lupa, ha realmente sbranato il Brighton riuscendo ad approfittare dei suoi tanti errori difensivi e lasciandogli pochissimo spazio d’offesa. Due reti nel primo tempo e altrettante nel secondo confermano una superiorità tecnica e atletica impressionante.
Dybala e Lukaku, Mancini e Cristante gli autori materiali dello scempio, ma anche e soprattutto De Rossi che per qualche minuto è addirittura riuscito a far apparire a Celik i piedi di Cafu, un miracolo che nemmeno a Trevignano.
Daniele, l’allievo confesso, ha stravinto la prima sfida con De Zerbi, il maestro involontario, al quale ieri mancava la qualità di João Pedro, Mitoma, Jamie Milner e del mito dei seagulls Solly March.
Solo che nei principi di gioco di Roberto sono contemplati (anche) la difesa altissima e tanti uno contro uno difensivi. Allora succede che si può prendere il primo gol su una verticalizzazione di Paredes. Il secondo per un errore nel controllo di Dunk al quale Big Rom ruba il pallone per andare a realizzare il ventottesimo centro personale in Europa League, il settimo stagionale.
Tutto il meglio di De Rossi si è visto nel primo tempo quando la Roma ha alternato la pressione ai recuperi tenendo sempre alto il ritmo e mettendo in campo la necessaria aggressività. Lukaku tra i più presenti e lucidi, bene anche Spinazzola e benissimo El Shaarawy che all’Olimpico regala sempre il meglio di sé.
Di controllo nell’intensità, la ripresa. Il terzo gol è stato un altro regalo della difesa inglese, che sul lancio di El Shaarawy è salita senza curarsi di Mancini, Cristante e Pellegrini: perfetto l’intervento in estirada del difensore. Subito dopo è arrivato il quarto e definitivo di Cristante e buonanotte (con la b minuscola) al Brighton suonato.
Da quando è arrivato sulla panchina della Roma De Rossi non ha sbagliato una mossa. Ha “usato” l’attenzione e la libertà di chi sa cosa prendere da un’altra gestione per esprimere al meglio la propria.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni