Dopo Spalletti e Mourinho ecco il capolavoro di Ranieri. Si torna a sbancare San Siro due anni e mezzo dopo José e otto dopo Luciano e lo si fa con pieno merito, con il risultato indirizzato già in un primo tempo dominato e con una ripresa più accorta, ma non meno esaltante. L’ha decisa Soulé, il migliore in campo, a conferma della ormai definitiva evoluzione che l’attaccante argentino ha raggiunto fino al rango di elemento decisivo a livelli assoluti. Con questo sono ormai diciotto i risultati utili consecutivi della Roma di Ranieri, un altro ed è praticamente un girone intero, e senza Dybala, a rendere a questo punto davvero concrete le possibilità di Champions, o anche solo di Europa League.
Serviva un miracolo per alimentare il sogno, serviva vincere quasi tutte le partite, ed il miracolo la Roma lo sta facendo: ora ne restano quattro da giocare, due in casa (con Fiorentina e domenica e col Milan) e due fuori (a Bergamo e l’ultima a Torino col Toro), dieci punti sono un obiettivo a questo punto credibile e con dieci punti si arriverebbe a quota 70, utile per raggiungere il quarto posto negli ultimi quattro campionati. Continua invece la crisi dell’Inter, alla terza sconfitta consecutiva: e così dopo la Coppa Italia, rischia di svanire anche l’obiettivo dello scudetto, ora che il Napoli si è portato avanti di tre punti battendo poi in serata senza patimenti il Torino al Maradona. E si vedrà che succederà mercoledì a Barcellona, andata della semifinale di Champions. Il calcio sa essere crudele, Inzaghi è all’improvviso sul banco degli imputati, ma una settimana fa era in odore di santità.
Onore al merito di Ranieri, piuttosto, che si è giocato la partita con la mentalità della grande squadra, senza timori reverenziali e con la strategia di gara migliore per mettere in difficoltà l’Inter stanca e distratta di questi tempi: linee alte, pressioni offensive, fonti di gioco inaridite e ripartenze profonde e costanti.
Un piano perfetto, interpretato nella maniera migliore dai giocatori scelti dal tecnico, con la conferma del terzetto arretrato più affidabile, con Celik, Mancini e Ndicka, la proposta più offensiva che difensiva di Soulé e Angeliño sulle fasce, un centrocampo solido, dinamico e tecnico composto da Cristante sul centrodestra, Koné in cabina di regia e Pellegrini mezzala di sinistra, il ruolo che il capitano interpreta meglio; e davanti il bidente pesante, un inedito dal primo minuto, con Shomurodov accanto a Dovbyk, quasi un monito per gli avversari: non ci sottovalutate e non vi azzardate ad attaccare troppo, noi siamo qui, pronti a farvi del male. Insomma, un atteggiamento decisamente diverso rispetto alle gare giocate all’Olimpico con Juventus e Lazio.
L’Inter è sembrata sorpresa da tanto coraggio, Inzaghi aveva scelto la formazione più logica, dovendo fare a meno degli squalificati Mkhitaryan e Bastoni, non potendo ancora contare su Thuram e con Dumfries inizialmente in panchina, ha abbassato Carlos Augusto come terzo di difesa, con Acerbi nel mezzo e Pavard nel centro destra (fuori peraltro dopo 14 minuti per una leggera distorsione alla caviglia, al suo posto è entrato Bisseck a consumare il primo slot), con il centrocampo più aggressivo possibile con Frattesi e Barella ai fianchi di Calhanoglu, Darmian e Dimarco sulle fasce e Arnautovic al fianco di Lautaro Martinez.
Neanche il tempo di scaldarsi e Fabbri (al 3’) ha punito Mancini con un giallo per una strattonata a Lautaro; il tempo finirà con un giallo a Lautaro per una strattonata di reazione a Mancini, unici ammoniti della prima frazione di gioco, per il resto piuttosto corretta. Nell’azione del gol annullato a Frattesi al 6’ si è intravista in realtà tutta l’aggressività tattica della Roma studiata per l’occasione da Ranieri: sulla combinazione veloce per Lautaro sulla trequarti con spizzata alle spalle della linea difensiva, la difesa giallorossa non si è fatta fregare e ha lasciato Arnautovic in fuorigioco (inutile poi il cross basso per il facile tocco sottoporta di Frattesi, con l’esultanza dei 70240 di San Siro strozzata in bocca per la bandierina alzata da Costanzo).
Al 12’ l’infortunio di Pavard ha costretto Inzaghi a dar fondo subito ad un cambio, al 20’ Soulé ha suonato il primo squillo insinuandosi alle spalle di Dimarco e puntando la difesa nerazzurra verso il centro, scaricando poi per Koné che di destro ha calciato forte a giro sfiorando l’incrocio dei pali. Sul bis, due minuti dopo, è arrivato il vantaggio romanista: Mati ha tagliato di nuova da destra verso il centro, stavolta ha servito Pellegrini che ha calciato basso, trovando una doppia deviazione di Carlos Augusto e Shomurodov finendo dalle parti di Soulé che aveva seguito l’azione e l’ha rifinita calciando di destro sotto le gambe di Sommer.
In vantaggio la Roma non ha affatto cambiato atteggiamento, anzi ha creato altre due nitide occasioni da gol, al 25’ con un recupero di Koné, per un’azione ficcante della Roma che è finita sui piedi di Pellegrini, e da lì in area per Cristante che da ottima posizione ha sparato in curva, e un’altra al 27’ con l’ennesima iniziativa partita a destra e finita a sinistra, aperta da Pellegrini per Angeliño e messa in area rasoterra per il tap-in a colpo sicuro di Shomurodov che però ha miracolosamente trovato sulla traiettoria una tibia di Carlos Augusto, lanciata sulla linea di porta come la stampella di Enrico Toti. E così si è andati all’intervallo, con la sensazione che la Roma meritasse la vittoria con un punteggio più alto e che però proprio per questo rischiasse la beffa.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco











