Finisce in gloria, con Pellegrini che ringhia davanti al settore degli oltre mille tifosi della Roma per il pareggio raggiunto su rigore all’ultimo tentativo, al 94° di una brutta partita che l’Udinese stava portando a casa grazie a un gol segnato al 15° del primo tempo e soprattutto grazie a un controllo deciso del gioco, nonostante il possesso palla lasciato ai giallorossi. La gloria stavolta è un pareggio, ma è andata di lusso, bisogna ammetterlo: basti pensare che all’89° e al 90° prima Pussetto e poi Samardzic hanno avuto la palla buona per chiudere la gara col raddoppio, approfittando degli enormi spazi concessi dallo schieramento tattico finale della Roma, con due soli difensori di ruolo (Smalling e Ibañez), due centrocampisti (Cristante e Veretout), un trequartista (Pellegrini) e cinque punte-cinque (in ordine sparso Perez, Zaniolo, Shomurodov, Felix ed El Shaarawy).
Mourinho si era giocato tutti i suoi jolly nel disperato tentativo di cambiare l’inerzia di una gara che era apparsa sfavorevole sin dalle prime battute e in qualche modo l’obiettivo è stato raggiunto. Anche se è la seconda volta consecutiva, dopo Arnhem, che la Roma raccoglie punti in misura superiore ai meriti.
Peggio del primo tempo della Roma, per esempio, c’è stato solo il comportamento della regia televisiva della sfida trasmessa da Dazn che ha privato i suoi utenti della visione degli ultimi due minuti di gara, forse impietosita dallo scarso spettacolo offerto dalla squadra giallorossa. In pratica, il bis del primo tempo col Vitesse, solo che in Olanda avevi avuto la fortuna di andare all’intervallo in vantaggio di un gol, piuttosto casuale, mentre qui più razionalmente ad andar sopra è stata l’Udinese e anche stavolta l’impressione è stata che sia andata persino bene.
Roma mai in partita, slegata tra i reparti, lunga nelle transizioni negative, corta quando doveva ripartire, completamente aperta alle iniziative avversarie sul proprio reparto sinistro (e vedremo perché), incapace di far fruttare il controllo nel possesso (64% a 36% nel primo tempo) perché si concretizzava in un improduttivo giro palla tra i difensori, ma quando poi si doveva risalire la corrente era un trionfo di trasmissioni del pallone sbagliate, con gran fatica per arrivare dalle parti di Zaniolo e Abraham, costretti peraltro a giocare sempre spalle alla porta e sistematicamente bloccati dagli aggressivi difensori bianconeri.
Di contro l’Udinese sembrava assistita dalla brillantezza dei giorni migliori, a partire dalle pressioni azzeccate sulla trequarti avversaria: i due attaccanti Deulofeu e Beto a dividersi la marcatura dei tre centrali Mancini, Smalling e Ibañez, col supporto persino comodo della mezzala di parte (Makengo a sinistra e Pereyra a destra) nell’uscita sul terzo difensore, visto che Mourinho aveva scelto il centrocampo a due (Cristante e Oliveira, e scusate la perplessità ma i due davvero si fa fatica a vederli insieme) per mandare Pellegrini dalle parti dei più avanzati Zaniolo (stavolta a sinistra) e Abraham, sempre fermati dal posizionamento strategico del regista Jajalo a supporto dei tre difensori Becao, Pablo Marì e Perez.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco