Giovanni Floris, giornalista e scrittore, non ha mai nascosto la sua passione per il calcio. Tifoso della Roma, ha conseguito anche il patentino di allenatore UEFA B a Coverciano. Il conduttore di diMartedì ha rilasciato un’intervista nella quale ha parlato anche del club giallorosso. Queste le sue parole:
Parla di pallone come di un valore che va molto oltre il campo… “Il calcio per me non è solo una passione, è un punto di vista. È una chiave di lettura che applichi alle cose che ti succedono. Per me è stato come saper parlare l’inglese, mi ha permesso di entrare in contatto col mondo. E mi ha fatto crescere”.
Romanista da subito? “No. Mio padre era nuorese, da bambini tifavamo Cagliari, per questo quella squadra mi è rimasta nel cuore. Ma sono nato a Roma, i miei amici erano della Roma, erano gli anni di Liedholm, Falcao, Bruno Conti… sono finito presto in Curva Sud. E col tempo anche mio padre iniziò a guardare la Roma con altri occhi”.
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Con il patentino B potrebbe allenare fino alla Serie D o fare il collaboratore tecnico in Serie A… “Non esageriamo! Mi basterebbe tornare in campo. Il calcio accompagna la mia vita. E i miei ricordi”.
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Restiamo agli allenatori. Le facciamo qualche nome: José Mourinho… “Mou segna la svolta, riporta l’entusiasmo, riaccende una città. Io e i miei amici siamo tornati ad abbonarci: Tribuna Tevere laterale, più adeguata alla mia età, ma si può cantare uguale. Ero a Tirana per la finale di Conference, biglietto regalato da mio figlio che era stato “estratto” tra gli abbonati che avevano partecipato a un concorso. Accanto a me, in curva, ho trovato il mio compagno di liceo con cui ero andato a Roma-Liverpool 38 anni prima. Solo il calcio può fare questi miracoli”.
Daniele De Rossi… “Un grande allenatore, futuro grandissimo allenatore”.
Claudio Ranieri… “Eccezionale. Capisce le persone, sa gestire le teste. Il resto viene da sé”.
Gian Piero Gasperini… “È convincente, io ci credo. I suoi atteggiamenti mi ricordano Fabio Capello, un grande mister che ha fatto maturare squadra e ambiente”.
A proposito di Capello, non abbiamo ancora commentato lo scudetto del 2001… “L’anno del mio matrimonio, ogni tavolo aveva il nome di un giocatore della Roma. Gli sposi al tavolo Totti, gli amici laziali al tavolo Paolo Negro, difensore biancazzurro autore di un autogol al derby. Quell’anno successe di tutto. Il G8 di Genova, le Torri Gemelle, la corrispondenza dagli Usa. Appena sposati ci trasferimmo in America. A New York vedemmo il 5-1 sulla Lazio, poker di Montella. Pensavo ai miei amici a Roma e dicevo: ma io che ci faccio qui? Qualche mese dopo cominciò Ballarò”. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport











