Il sogno, dopo l’avventura fantastica nell’edizione passata, è come se non finisse più. Anche perché basta la parola, prima ancora della musichetta, per dare un senso alla notte della Roma all’Olimpico: la Champions cattura il pubblico, a prescindere dal senso di appartenenza e da qualsiasi ragionamento sulla competitività della squadra. Finalmente la cornice da big match, come è giusto che sia la gara d’andata degli ottavi contro il Porto. Niente sold out come per le sfide dell’anno scorso contro il Barcellona (quarti) e il Liverpool (semifinale), ma comunque 50 mila spettatori allo stadio. Niente male, tenendo conto che i giallorossi, dopo il vergognoso 7-1 di Firenze in Coppa Italia, sono sotto contestazione.
La chance, in questo senso, va sfruttata. Lo sa bene Di Francesco. La prestazione e, ancor di più, la qualificazione possono aprire la strada alla riconciliazione. Il bivio di oggi è, insomma, lo stesso di inizio 2018. La riabilitazione dell’allenatore e del gruppo ci fu proprio nella principale competizione continentale che, in quanto a interesse e prestigio, non ha niente a che vedere con l’appeal del campionato (con la Juve lontana 25 punti dopo 23 gare), come certificato anche dalle presenze nelle 3 partite della fase a giorni: 41.243 per il Viktora Plzen, 46.005 per il Cska Mosca e 59.124 per il Real Madrid. I 35 mila abbonati in Europa fanno ulteriore chiarezza sulla scelta di campo della gente.
RIVALE SCOMODA – La Roma, nel suo 110° match di questo torneo (Coppa Campioni compresa), ritrova il Porto, adesso allenato dall’ex laziale Coinceçao e mai battuto (e mai eliminato) dai giallorossi, fuori sia in Coppa delle Coppe (2° turno nel 1981) sia in Champions (playoff nel 2016). Di Francesco ci riprova dopo Liedholm e Spalletti, sapendo che gli avversari, in testa nel loro campionato, sono imbattuti da 26 partite (ultimo ko il 7 ottobre contro il Benfica). E nella prima fase hanno preso 16 punti su 18 (nessuna sconfitta, quindi).
ULTIMO TENTATIVO – La Roma farà il turnover anche in Champions. Possibili 4 novità nel 4-3-3 dopo il successo di Verona contro il Chievo: in difesa, da terzino, è pronto al rientro Florenzi, Karsdorp (titolare nelle ultime 4 gare di campionato e fuori solo a Firenze in Coppa Italia), ieri è rimasto vittima di un problema muscolare, e al centro torna disponibile Manolas accanto a Fazio; a centrocampo, invece, si riprendono il posto De Rossi da play e Pellegrini da mezzala. Il dubbio più ingombrante per Di Francesco è Olsen, rimasto a guardare fino a domenica, non potendo nemmeno calciare il pallone.
Nelle ultime ore la situazione è migliorata: stamattina test decisivo, anche se l’infortunio al polpaccio non sembra consigliarne la presenza contro il Porto, forzando il recupero. Se, dunque, tocca ancora a Mirante, spazio alla 32esima formazione diversa in 32 partite: il portiere di scorta ha del resto giocato da titolare solo contro l’Udinese e il Chievo in serie A e contro il Viktoria Plzen in Europa. Sarebbe il suo debutto casalingo: fin qui è sempre stato schierato in trasferta.
ALLO SPECCHIO – Anche Coinceçao insiste sul 4-3-3 che spesso, con Danilo play davanti alla difesa (interpretazione alla De Rossi), aggiorna in fase difensiva, passando al 4-1-4-1, proprio come accade ultimamente alla Roma. Le assenze in attacco, out l’infortunato Marega e lo squalificato Corona, pesano: dentro Tiquinho e Otavio. I campioni di Portogallo, comunque, sono più o meno gli stessi che, con Marcano titolare, eliminarono i giallorossi, con Spalletti in panchina, il 23 agosto del 2016 all’Olimpico (0-3, espulsi De Rossi ed Emerson) nel play off di ritorno. Stasera rivedremo sette-undicesimi di quella formazione: Casillas, Maxi Pereira, Felipe, Telles, Danilo, Herrera e Otavio (di fronte Florenzi, Manolas, De Rossi e Dzeko: solo loro possono riscattare quell’eliminazione). Meglio, dunque, non fidarsi, anche se a guidarli non c’è più Espirito Santo.