Come ti stai trovando alla Roma e a Roma città?
“Roma società, mi sto trovando bene. Ho trovato un gruppo sano, forte, con un mix di esperti e giovani. Sono contento, mi sono trovato fin da subito molto bene, non mi è mai sembrato di cambiare squadra, mi sono sempre sentito parte del gruppo, è molto importante. Roma città, molto bene, è una città bellissima, quando posso vado in centro, giro con mia moglie, scopriamo posti e cose nuove”.
C’è qualche posto preferito del centro? “Conoscevo per immagini, viverci è magico. Scendere le scale a Piazza di Spagna è molto bello”.
Cosa pensi del sorteggio di Europa League? “È andata bene, siamo arrivati secondi con demerito e potevano capitare squadre forti. Il Gent è molto forte, sarà una partita equilibrata, vogliamo far bene, iniziano le partite che contano”.
Sulla coppia con Smalling: secondo te, quali sono le caratteristi che vi rendono complementari? “Ci sono tante cose. Lui non parlava l’italiano, ora lo sta imparando. Ci capiamo con uno sguardo, lui è un calciatore che si applica al massimo, io devo migliorare in questo. È sempre concentrato al massimo, per 90 minuti. Sull’impostazione posso essere più bravo io, ma ci completiamo e ci alleniamo per migliorare. Però non bisogna parlare soltanto di Mancini e Smalling, Fazio è un comandante veramente. Anche se ultimamente non gioca molto, in allenamento mi dà molti consigli. Seguiamo i consigli del mister, chiunque va in campo sa cosa fare, questo è l’importante”.
L’attaccante più difficile da marcare? “Il più difficile ce l’ho in squadra quest’anno: Edin Dzeko. Ho giocato contro di lui ed ha sempre segnato. È uno dei top al mondo, segna, gioca per la squadra, varia per tutto il campo, per fortuna ora ce l’ho in squadra. È forte fisicamente, di testa, destro e sinistro per lui sono uguali. È un 9 e un 10 insieme. Gli attaccanti completi come lui sono difficili da marcare. In allenamento mi aiuta a migliorare”.
Il primo tatuaggio che hai fatto? “Un tatuaggio maori, a 15 anni”.
Perché vieni sempre in chiesa a Primavalle? “Sempre no (ride, ndr). Ci sono stato un po’ di volte, perché tra poco mi sposerò e abbiamo fatto il corso con il prete di Primavalle. Abbiamo visto come faceva la messa, poi in chiesa è giusto andare, quando posso ci vado”.
Se non fossi riuscito a giocare a calcio, cosa avresti fatto nella vita? “La mia famiglia aveva una ditta di agricoltura, ma non era quello il mio sogno. Non so rispondere, fin da piccolo ho avuto l’obiettivo di provarci, senza pressioni. Ho sempre sognato di giocare, ho avuto la fortuna di realizzarlo”.
Come hai fatto a fare così bene a centrocampo? “Io nasco come centrocampista, fino al primo anno di primavera ho giocato a centrocampo. C’è stata questa occasione, vista l’emergenza. Il mister mi ha chiesto di giocarci, ho fatto buone partita, ma il merito più grosso era della squadra. In coppia ero con Veretout e lui correva per due. Io avevo altre caratteristiche, non ho paura di giocare con i piedi. È stata una cosa nuova, mi ha dato soddisfazione. Il mister mi ha chiesto di fare ciò che sapevo fare al massimo e io ci ho messo molta cattiveria, provando ad aiutare la squadra in un momento di emergenza”.
Finita l’emergenza, volevi tornare in difesa? “Sì, è il ruolo che sento mio e voglio crescere. Per gli spettatori era una novità e capisco che possano essere rimasti stupiti, ma devo crescere in difesa”.
Il tuo migliore amico nella squadra? “Spinazzola lo conosco da più di 5 anni, non è soltanto un amico di squadra. Ho conosciuto con l’Under 21 Pellegrini e ci siamo presi subito, ci somigliamo molto di carattere e mi trovo molto bene con lui”.
Come ha fatto Mkhitaryan ad imparare l’italiano così in fretta? “Non lo so, lo parla molto bene, è un ragazzo intelligente che conosce molte lingue”.
Il compagno più scherzoso? “Ce ne sono tanti, siamo tutti ragazzi sani e genuini. Florenzi e Kolarov, anche se serio, è molto simpatico. Antonucci che ha un po’ la parlata di Verdone”.
L’inno della Roma mette i brividi? “Già entrare nel riscaldamento è bello, poi sentire l’inno dal tunnel è bellissimo. Un inno così in pochi ce l’hanno e emozione”.
Carbonara o amatriciana? “Carbonara”.
Credi a Babbo Natale? Gli hai scritto la letterina e cosa gli hai chiesto per l’anno prossimo? “Sì, gliel’ho scritta, vediamo se mi porta ciò che ho chiesto”.
FONTE: Twitter AS Roma Official