Dalle parole alle opere. L’emozione e le parole di soddisfazione che hanno accompagnato la consegna dello studio di fattibilità al Comune da parte della Roma per il nuovo stadio, che sorgerà a Pietralata, adesso lascia il posto all’azione. Entriamo nel merito di un percorso che, cominciato ufficialmente oggi, ha come obiettivo la disputa della prima partita ufficiale nel 2027, quando il club giallorosso compirà cento anni.
Lo studio di fattibilità – non accompagnato in questa fase dal progetto dell’impianto – analizza tutti gli aspetti che hanno fatto scegliere alla società quell’area per costruire lo stadio. A questo punto, esaminate le carte, l’amministrazione convocherà in via preliminare la Conferenza dei Servizi, dando nel frattempo all’opera l’indispensabile requisito del Pubblico Interesse, secondo quanto prevede la Legge sugli Stadi, la cui riforma entrerà in vigore a gennaio e dovrebbe portare ulteriori benefici all’iter.
La Conferenza dei Servizi, poi, dovrà dare il via libera definitivo, a cui seguirà il permesso a costruire. Morale: se tutto filerà secondo le aspettative, entro la fine del 2024 si potrà porre la prima pietra per lo stadio, che sarà tecnologico, innovativo e a zero impatto ambientale.
Non a caso la Roma ha già previsto di piantare tremila alberi nell’area interessata, che aiuteranno a eliminare qualsiasi residuo di impatto acustico. L’obiettivo è che dentro l’impianto ci sia il rumore di una bolgia e fuori non si senta quasi nulla, a tutto beneficio degli abitanti della zona. A questo proposito, grazie alle quattro fermate della metropolitana poco distanti dallo stadio e alla stazione Tiburtina poco lontano (alla cui ristrutturazione la Roma sta collaborando con Ferrovie dello Stato), è stato calcolato che oltre il 50 per cento degli spettatori si recheranno a vedere le partite utilizzando i mezzi pubblici.
Ma il nuovo stadio quanto sarà capiente? Nel giro di un semestre la società ha ampliato la forbice di previsione. Se prima di pensava dai 55 ai 60.000 spettatori, il trend di riempimento del’Olimpico ha fatto capire che sarà possibile ampliare la forchetta. Quindi si andrà da un minimo di 60.000 a un massimo di 65.000 spettatori, rendendo possibile l’utilizzo dell’impianto per tutte le grandi manifestazioni, fra cui anche la finale dell’Europeo 2032, qualora fosse assegnato all’Italia.
Anche sul fronte della spesa è stata approntata una forbice, che il club ha deciso di non rivelare perché la congiuntura economica in questo momento rende i prezzi delle materie prime estremamente volatili. Di sicuro, comunque, non sarà inferiore ai 450 milioni di euro. Lo stadio poi, come la Roma sarà di proprietà della famiglia Friedkin, che in un secondo momento decideranno se far pagare o meno l’affitto alla squadra per giocarvi, Di sicuro, per adesso, i Friedkin non intendono cercare soci per affrontare l’investimento, certi comunque che i ritorni vi saranno.
L’obiettivo, infatti, è far vivere l’impianto sette giorni su sette (anche con concerti e manifestazioni), senza contare che, a un paio di anni dall’apertura, sarà affrontato nel dettaglio il tema dei “namin rights”, che consentiranno di ammortizzare gli oneri. E tutti sono sicuri che ci sarà la fila delle grandi aziende – magari a partire proprio dalla Toyota (legata ai Friedkin) – per sponsorizzare lo stadio. L’importante è che non si perda tempo inutilmente. Per questo la Roma, proprio su input del ceo Pietro Berardi, da mesi ha già avviato le interlocuzioni necessarie sia sul fronte politico e amministrativo, sia su quello relativo alla Prefettura, alla Soprintendenza archeologica e all’Avvocatura dello Stato.
Anche i timori relativi all’ospedale Pertini, che si trova nei pressi, dovrebbero essere stati fugati. Non solo il rumore non darà fastidio, ma ci saranno sempre delle corsie preferenziali che consentiranno agevolmente l’afflusso e il deflusso dall’ospedale. Infine, anche il divorzio dall’Olimpico è un tema già sul tavolo, con confronti costanti sia col Coni che con Sport e Salute. E sono allo studio anche iniziative congiunte che potrebbero portare benefici a tutti le parti interessate. Impressioni? Ciò che conta, adesso, è che l’iter burocratico si svolga senza intoppi.
Per non avere brutte sorprese la Roma si è riservata anche dei tempi cuscinetto, visto che la questione legata agli espropri e a eventuali indennizzi per certe aree di Pietralata che in origine avrebbe dovuto far parte dell’ex Sistema Direzionale Orientale (Sdo), potrebbero avere sviluppi difficilmente prevedibili. Detto questo, la rotta è tracciata. Se l’Italia della burocrazia non si metterà di traverso, dal 2027 la Roma giocherà nel suo nuovo, modernissimo stadio.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini
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