Per (provare a) capire Lorenzo Pellegrini bisogna prima intendere quello che non è. Non è un egocentrico, non è un bugiardo, un manipolatore, è fondamentalmente un timido a tal punto che certe volte può apparire anche un introverso musone. Quando però ieri gli viene chiesto con molto tatto di ripercorrere il momento difficile vissuto subito dopo l’addio di Mourinho con i tifosi, il capitano della Roma regala una delle più belle risposte che un tifoso possa ascoltare: “Io sono quello che vedete, tante persone mi dicono che apprezzano la mia trasparenza. Qui dentro ho un ruolo importante, perché lo è per me e non si limita a legarsi la fascetta la domenica; c’è tanto altro. Questa fascia va portata 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno, per me è un orgoglio e un onore. Per questo non mancherei mai di rispetto alla Roma, mi ha dato la vita. Quello che ho fatto e farò, sarà sempre per il bene della Roma”.
Inevitabilmente qualcuno avrà storto il naso, ritenendo le parole cariche di retorica. Chi lo conosce bene come De Rossi, invece, gli tocca il braccio in senso di vicinanza. Del resto Daniele, è consapevole di cosa voglia dire finire nel tritacarne delle malelingue, soprattutto quando sei romano, romanista e capitano. Proprio per questo motivo Lorenzo gli regala fedeltà pubblica: “Ci butteremmo dentro al fuoco per lui”. Tutto passa così in secondo piano. Il fatto ad esempio che questa sera, vincendo, potrebbe diventare l’unico calciatore nella storia del club ad aver disputato 5 semifinali europee. Oppure che scendendo in campo raggiungerà il 3° posto in solitaria per presenze nelle coppe europee superando un totem giallorosso come Aldair e mettendo nel mirino proprio De Rossi (98).
FONTE: Il Messaggero – S. Carina / S. Riggio