Potremmo cavarcela così: la proprietà è assente e silente, il direttore sportivo è inadeguato e l’allenatore scarso e presuntuoso. (…) Potremmo, e avremmo il nostro popolo di cliccatori entusiasti. (…) Potremmo, ma non lo faremo. Lasciateci così, nel brodo primordiale dei sognatori solo un tantino amareggiati, che non sguainano la spada per ferire ma il microscopio per capire.
(…) A vedere il primo tempo con l’Empoli poteva sembrare che il tempo non fosse mai passato, che rispetto all’ultima gara, quella immonda del Castellani sempre con l’Empoli, ci fosse stato in mezzo solo un allenamento e pure pigro e svogliato. In realtà il calcio è governato da troppi fattori imponderabili per rispondere a schematizzazioni severe e superficiali semplificazioni. Per questo partiremo da un assunto: avendo affetto (romanista) e stima (professionale) per chi guida la Roma e immaginando che il suo percorso appena cominciato dovrà durare altri tre anni, ci sentiremo in grado di fare una valutazione adeguata solo dopo un periodo di tempo congruo, che sia tre mesi, sei o diciotto la sostanza non cambia. Oggi no, non ancora. (…)
Per stessa ammissione dell’allenatore – che come è noto parla a nome suo ma rappresenta in qualche modo anche diverse altre aree della società – la squadra è ancora largamente incompleta e dunque dall’analisi dobbiamo per forza evitare il giudizio complessivo sul mercato, nonostante il campionato sia già partito (…)
Speriamo che in questi quattro giorni, almeno, si trovi soluzione a quello che ai nostri occhi profani resta il problema principale: lo scarso assortimento del centrocampo. Paredes, Cristante e Pellegrini possono funzionare insieme ad altissimi livelli solo quando si trovano tutti e tre nella loro condizione migliore (…). Di fronte non c’era il Manchester City ma una squadra carica a dovere e ben preparata soprattutto nella fase di non possesso.
Questa è stata la prima preoccupazione di D’Aversa e Sullo: chiudere ogni spazio soprattutto nelle vie centrali grazie al lavoro sotto palla degli attaccanti e dei centrocampisti ed evitare l’aggiramento sulle fasce grazie ai continui raddoppi tra quinti e difensori centrali. Bloccata in questa maniera ogni fonte di gioco, negli spazi larghi concessi nelle transizioni (altro vecchio difetto non ancora sistemato) l’Empoli ha trovato spazio per spaventare la Roma (…)
Ad ogni transizione, l’Empoli si è ritrovato a rovesciarsi con troppa facilità verso l’area romanista. Capita, quando cerchi di impostare l’azione con Svilar sulla trequarti campo, allarghi magari Paredes e Ndicka, e Mancini va in fascia come terzino aggiunto, con Celik ala e Dybala dentro al campo: l’idea è ambiziosa, ma tecnicamente non puoi permetterti di sbagliare un appoggio e alla Roma in questo periodo questa lucidità non c’è. Sulla costruzione empolese, invece, la Roma accettava l’uno contro uno in ogni zona del campo per evitare l’inferiorità numerica nelle prime combinazioni (…)
Nell’ultima, convulsa ora finale De Rossi ha messo in campo prima un 352 con Angeliño terzo centrale, poi un 325 che ha finito – grazie alla nevrile qualità delle giocate e allo spirito di rivincita della squadra – per schiacciare i toscani nella loro metà campo. Ma è chiaro che si è trattato di una soluzione d’emergenza. Niente che serva per la Juve.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco