Adesivi con l’immagine di Anna Frank, vittima dell’Olocausto, che indossa la maglia della Roma e poi altri con scritte antisemite di ogni tipo: ecco il presente lasciato dagli ultrà della Lazio domenica sera sulle vetrate e sugli spalti della Curva Sud al termine del match contro il Cagliari. Doveva essere l’occasione per rifarsi dalle accuse di razzismo che avevano decretato la chiusura della Nord dopo gli insulti con gli odiosi «buu» intonati contro i giocatori Duncan ed Adjanpong del Sassuolo, invece si è trasformata in nuovo caso al vaglio della giustizia, ordinaria e sportiva: la procura della Federcalcio, infatti, ha già annunciato l’apertura di un’inchiesta. La Digos intanto avrebbe identificato alcuni degli autori del gesto scellerato con l’aiuto del commissariato Prati e della Scientifica che sta verificando le immagini della videosorveglianza; qualcuno ha lasciato la firma, postando ieri mattina la foto sul profilo Facebook Io sono della Lazio, con tanto di commento: «Gli abbiamo lasciato qualche ricordo! Romanista io attacco tu stacchi #AsRomaMer…», condivisa da decine di persone. Salvo toglierla nel pomeriggio subito dopo la dura protesta della comunità ebraica. I reati ipotizzati vanno dall’introduzione di materiale non autorizzato, all’istigazione all’odio razziale.
LE CONDANNE – La prima condanna è arrivata dalla presidente della Comunità ebraica della Capitale, Ruth Dureghello, che pubblicando la foto degli stickers su twitter ha chiesto che gli antisemiti siano una volta per tutte messi alla porta: «Questa non è una curva, questo non è calcio, questo non è sport. Fuori gli antisemiti dagli stadi». Per la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, «in uno stadio di calcio dove dovrebbero essere rappresentati i valori universali dello sport, questi sono traditi». Il segretario del Pd, Matteo Renzi, parla di un «gesto vergognoso» rispetto allo «squallore antisemita che ha portato alcuni tifosi della Lazio a prendersi gioco perfino della memoria di Anna Frank».
Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, ha commentato la vicenda dalla Polonia dove è con 120 professori delle scuole: «Dal campo di sterminio di Treblinka, osservare quello che sta accadendo sulla figura di Anna Frank a Roma non può che provocare ancor più indignazione». Anche la sindaca Virginia Raggi è intervenuta con un tweet: «Ha ragione Dureghello». Mentre il ministro dello Sport Luca Lotti si augura che «i colpevoli siano trovati presto». In serata la società sportiva Lazio ha fatto sapere che una delegazione, presidente Claudio Lotito in testa, oggi alle 12 sarà in Sinagoga per «portare una corona di fiori in ricordo delle vittime dell’antisemitismo», aggiungendo a proposito delle figurine di Anna Frank che si tratta di un gesto «di pochi sconsiderati».
Gli adesivi e i volantini offensivi sono stati rimossi ieri mattina dagli addetti alle pulizie in vista della gara di domani della Roma con il Crotone. Nessuno steward li aveva segnalati alla polizia. Tra i vari insulti a testimonianza del passaggio biancoceleste sulle gradinate solitamente ostili, anche le scritte Romanista Ebreo e Romanista Aronne Piperno, oltre alle classiche che evocano momenti tristi per i giallorossi: Coppa in faccia, Lulic 71, tutti accanto agli adesivi degli Irriducibili, lo zoccolo duro dei supporter biancazzurri. Ora nel mirino delle indagini. In serata arriva anche una dichiarazione a firma Irriducibili Lazio, convinti di un gesto in un «contesto sportivo animato da scherno e goliardia».
IL MESSAGGIO – Lotito, per ovviare alla chiusura della Nord, aveva ideato lo spostamento di settore per non punire anche chi, quegli insulti razzisti contro i calciatori di colore non li aveva fatti, mandando gli abbonati in Sud previo il pagamento di 1 euro e, soprattutto, l’adesione alla campagna di sensibilizzazione contro il razzismo We fight racism. Ma il messaggio, con alcuni, proprio non è passato. «Paradossale – sostiene il vicepresidente della Comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca – che i tifosi laziali ne abbiano approfittato per esportare il razzismo anche nella Sud». Quei fotomontaggi non sono una novità. Già nel 2013 i commercianti di Monti, rione del Centro conteso dalle due tifoserie, ne denunciarono l’affissione sui muri.