Ricorderanno per sempre, nitidamente, dov’erano la sera del 10 aprile 2018. Tutti insieme: stesso stadio, stessa gloria. E per un istante, forse, ripenseranno a quello che poteva essere e, per fortuna, non è stato. Le vie del mercato sono infinite, stravolgono all’improvviso vite private e carriere, ma riscrivono pure le storie dei club. Edin Dzeko, Daniele De Rossi e Kostas Manolas martedì notte erano tutti insieme, a vincere e fare festa, ma sarebbero potuti essere tranquillamente tutti e tre sparsi in tre angoli d’Europa, o forse pure del mondo, se soltanto…
MISSIONE DZEKO – Ha spiegato, Edin, di essere rimasto a Roma per partite come questa. A gennaio era stato a un passo dal Chelsea: una trentina di milioni alla Roma, un ricco contratto da 5 milioni l’anno al giocatore, che alla corte di Conte la Champions, per via della vecchia regola (appena abolita) che proibisce di giocare la stessa coppa con due maglie, l’avrebbe guardata dalla tribuna. Che ironia: i Blues sono stati sbattuti fuori già agli ottavi dal Barcellona, lo stesso Barça che Dzeko ha trasformato nel suo bersaglio preferito di Champions, tre gol in tre s de consecutive. Edin logora chi non ce l’ha, evidentemente.
DDR – Le braccia al cielo, quelle parole nel segno della continuità, tracciando un ideale passaggio di consegne generazionale. Che notte per Daniele De Rossi, il rigore del due a zero e una prova sontuosa da far impallidire l’intero centrocampo blaugrana. Per lui le sliding doors si sono aperte e richiuse tante volte negli ultimi anni di una lunghissima carriera. A febbraio 2012 si era legato alla Roma per altri cinque anni: il suo contratto sarebbe scaduto al termine di quella stagione e per la prima volta i tifosi giallorossi avevano iniziato a temere davvero un suo addio. A maggio dello scorso anno una nuova firma, altri due anni: un’intera carriera in maglia giallorossa, il suo sogno. E se avesse fatto una scelta differente? Sei anni fa sarebbe andato in Premier, allo United. Oggi, invece, sarebbe probabilmente negli Stati Uniti. Chissà. La certezza è che martedì sera era sul dischetto, al posto giusto nella notte giusta.
MANOLAS – E l’autore del tre a zero? A giugno di un anno fa Manolas era praticamente un nuovo giocatore dello Zenit di Mancini, aveva anche sostenuto le visite mediche con i russi, pronti a ricoprirlo di soldi, 4 milioni di euro per 4 anni. Poi il retroscena curioso: i tanti dubbi, in particolare sulla valuta (rubli e non euro) che lo Zenit avrebbe voluto indicare nel contratto e un dietrofront che sembrava una follia. E invece era un altro il colpo di testa che il greco aveva in mente. C’è chi aspetta il ritorno degli eroi. E chi benedice semplicemente che gli eroi non siano mai andati via.