Trovate a pensare alla faccia di Mourinho e ve ne verranno in mente mille. Ognuna diversa dall’altra. Ne vediamo rappresentate a decine ogni settimana, tra quelle colte in campo, quelle in panchina, quelle in conferenza stampa. Ed ogni volta sembra un Mourinho diverso. Ieri, nella conferenza stampa di presentazione della delicatissima sfida di Europa League di questa sera con lo Slavia Praga (Stadio Olimpico, calcio d’inizio ore 21, telecronaca a scelta tra Sky e Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) si è presentato ai cronisti con un filo di barba, leggermente spettinato e l’espressione più corrucciata del solito.
Ma nell’esposizione resta sempre lucidissimo. Pensate a come ha definito l’anima camaleontica dell’avversario di questa sera, cogliendone l’essenza in un attimo: è una squadra che è capace di giocare in difesa e rilanciare dai difensori direttamente sugli attaccanti, oppure di attaccarti partendo dal basso come la più moderna delle squadre offensive che ammiriamo in ogni campionato d’elite. E pensate anche a come abbia saputo ricomporre con due parole la questione Lukaku, arrivato a Roma «per aiutare il suo vecchio allenatore» a far felice un popolo troppe volte illuso e abbandonato.
«Via cari (ex) fratelli interisti: tutte queste storie per un solo attaccante?». Salvo poi gelarli riattizzando il fuoco interno: «E come fate a fare un dramma per il passaggio di Lukaku dall’Inter alla Roma se non avete battuto ciglio quando Calhanoglu è scappato dal Milan per arrivare da voi?». Con quella faccia un po’ così, che cambia ogni giorno, Mourinho in fondo è sempre lo stesso: esalta l’anima di chi gli sta accanto, corrode giorno dopo giorno quella di chi gli si pone di fronte.
Chissà se sarà così anche per il signor Trpisovsky, ridimensionato anche solo dal fatto di non aver ancora incontrato sul campo Mourinho. Stasera potrà colmare la lacuna, mentre cova magari il desiderio di batterlo sul campo. Non sarebbe uno scandalo: lo Slavia Praga è una squadra che corre forte, ha giocatori interessanti ed esperti, giovani centellinati di sicuro valore, una rosa ampia da permettere continue rotazioni che impediscono di definire un undici titolare.
Non ha mai perso in stagione, è seconda in campionato con nove vittorie e tre pareggi. Quando dall’urna di Montecarlo uscì il nome della Roma nello spogliatoio esultarono, l’immagine è diventata virale. L’allenatore ha già provato a ridimensionare il caso: «Era solo per la gioia di poter affrontare una squadra forte come la Roma». Ma si sentì pure qualcuno che invitava Mourinho ad andare a casa.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco