Una sconfitta assurda, quasi cercata, una partita buttata, di quelle che possono far male. La Roma ha giocato al contrario risultando a lungo inguardabile. Ha tenuto palla, l’ha mossa con una lentezza e un’imprecisione imbarazzanti anche nei venti minuti finali quando i cambi (ritardatissimi) le hanno restituito una fisionomia accettabile. L’Elfsborg era poco più di niente: ha pensato a difendersi, a chiudere tutti gli spazi per poi ripartire quando la Roma s’incartava nel palleggio. Troppo spesso.
Confesso che, alla diciannovesima partita televista nelle ultime 96 ore, avrei evitato volentieri questo commento. Quando non gioca Dybala l’appeal si riduce sensibilmente: ho la netta consapevolezza che mi divertirò molto meno.
L’ho fatto per dovere, rispetto dei lettori e curiosità. La curiosità derivata dalle scelte troppo conservative di Juric che ha messo Celik nei tre dietro (il braccetto mi ricorda soltanto il gesto), Abdulhamid sulla fascia e Shomurodov, che Mourinho chiamava Eldorino, al centro dell’attacco. Giusto la coppia di trequartisti Soulé-Baldanzi meritava un po’ di attenzione.
Nel primo tempo il grigio ha prevalso sul resto e, nonostante un possesso palla da dittattura del gioco, la Roma è stata quella che ha tremato e subìto di più: il gol su rigore (giusto l’intervento del Var) e almeno tre occasioni chiarissime per gli svedesi. L’abuso di turnover si paga anche in Europa, soprattutto se le seconde linee sono tecnicamente distanti dalle prime.
Spero di non rientrare nella lista degli “indesiderati” dai sauditi, se scrivo che Abdulhamid non mi sembra in grado di ritagliarsi uno spazio nel nostro calcio: rari i segnali della sua velocità, inesistenti della sua tecnica di base. Ha fatto qualcosina nella ripresa, giusto qualcosina. Di nuovo deludente Soulé: al momento è soltanto una buona alternativa, sfasato Angelino.
Si è cominciato a parlare di Roma soltanto intorno al settantesimo, non a caso Pellegrini ha centrato la porta e una traversa. Dybala ha dato la sensazione di voler rischiare il minimo (il sintetico è la sua criptonite), anche El Shaarawy si è incredibilmente risparmiato. Ma lui è un giocatore da Olimpico.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I Zazzaroni