Si è tolta finalmente l’abito da sera, quello indossato ormai quasi un anno fa a Wembley, per mettere la tuta da lavoro, ed è andata in campo cancellando i bei ricordi, che oggi fanno solo male. Con giovanile coraggio, l’Italia ha affrontato a testa alta una Germania di sicuro più avanti nel “progetto ricostruzione” ed evitando un’altra brutta figura come quella subita mercoledì a Londra contro l’Argentina. Gol di Pellegrini, pari di Kimmich: finisce uno a uno, per quel che conta il risultato in questa “prima” di Nations League. Mancini, che nella sua Bologna festeggia le 50 panchine azzurre, deve ripartire da zero, o quasi. A
Al di là del pareggio, che per poco non era una vittoria, voleva osservare e studiare altro. Perché l’obiettivo è il futuro, non l’oggi, non i punti; perché questa, senza Bonucci, Barella, Spinazzola, tanto per citarne qualcuno della vecchia guardia che il ct ha spedito in tribuna, è solo una Nazionale sperimentale, giovane, che va accompagnata con pazienza, e che si appoggia a qualche senatore, ma per il resto è tutta nuova, anche nello spirito: combattiva, meno bella, almeno per il momento. L’Italia, insomma, c’è, reagisce. Con ancora problemi da risolvere, ma la strada sembra giusta.
Se Mancini può dirsi soddisfatto, Bruno Conti sarà a mille per aver visto tra i titolari le sue creature, cinque romani – in pratica metà squadra – cresciuti con lui a Trigoria, Florenzi (capitano, con 48 presenze come Perrotta, Grosso e Rossi), Frattesi (esordiente numero 39 con Mancini), Politano, Scamacca e Pellegrini, tra l’altro quest’ultimo con la “10”, protagonista di qualche giocata alla Insigne, oltre che del gol del vantaggio. Frattesi, della nidiata romana, è un altro che ruba l’occhio: look alla De Rossi, con il compito di rubare palla, ripartire e di provare anche il tiro, lo fa in più di un’occasione.
Davide è il più attivo là in mezzo, ha personalità, Mancio almeno il vice Barella lo ha individuato. Cristante e Tonali non sono Jorginho e Verratti, almeno per qualità e velocità di pensiero. La palla viaggia più lenta, ma il reparto appare solido, anche se davanti si ritrovano due colossi come Kimmich e Goretzka.
Un paio di situazioni scintillanti – nel primo tempo – capitano sui piedi di Scamacca (che come avversario aveva Ruediger), che poteva fare meglio e in un’occasione, è stato anche sfortunato, con un tiro che ha accarezzato il palo alla destra di Neuer.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni
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