Non nega, Di Francesco, che lo stellone della Roma sia in fase calante, come la sua classifica del resto. E gli dispiace averlo dovuto ribadire proprio davanti al Sassuolo, la squadra dove ha trascorso 5 anni e che lo ha introdotto al mestiere di allenatore da Serie A. «Devo fare mea culpa io per primo – dice dopo uno striminzito 1- 1 accolto da fischi – ora sappiamo che per competere con le grandi ci manca qualcosa in determinazione. Questo pareggio dà fastidio, forse ci portiamo ancora qualcosa dietro dall’eliminazione di Coppa col Torino». Il risultato dell’Olimpico ha detto che fra quelle dello scudetto la Roma stava a disagio come un proletario in un salotto snob. Le vacanze di lavoro intanto hanno mandato di traverso persino quel poco di spumante consentito in ritiro: vigilia di Natale con la botta del Torino e il ko con la Juve, adesso il Sassuolo. Se allarghiamo l’analisi al dicembre di campionato l’allenatore abruzzese si ritrova con un 3- 1 a una Spal terzultima e un miracoloso 1- 0 al 94’ al Cagliari. Poi basta: poco gioco, per lo più accademico, rarefazione dei tiri in porta, Dzeko sparito, difesa che tiene meno.
Abbastanza seccante oltretutto concedere tutto questo spazio al Sassuolo di Iachini, che invece continua a mettere nel cappello punti preziosi: dopo aver battuto Crotone, Samp e Inter ha fermato anche la Roma. Tanto che Paolo Cannavaro ha potuto salutare il suo ultimo match in Italia, per poi andarsene in Cina a far soldi insieme al fratello Fabio, lanciando baci alla cinquantina di tifosi emiliani in trasferta, felicissimi per questo bel finale di 2017. La partita è stata di una noia fastidiosa, il vuoto tra il fischio iniziale di Orsato, il gol di Pellegrini alla mezzora e il gol dell’ 1- 1 di Missiroli un’ora dopo. In mezzo se c’era una squadra che avrebbe meritato di più era proprio il Sassuolo. Che la Roma ha battuto virtualmente solo per i pochi minuti di tempo di cui l’arbitro ha avuto bisogno per due episodi di Var: un gol annullato a Dzeko per suo stesso fuorigioco, un altro di Florenzi per fuorigioco di Under. Interventi ineccepibili, ma comunque difficili da digerire per chi li subisce. «Le decisioni ci potevano stare. Ma che devo dire? A me il Var non piace» ha detto l’allenatore.
Per Di Francesco il problema principale è tenere insieme, in ossequio alle scelte non sempre felici del club, Dzeko e Schick. I due si mescolano come l’acqua e l’olio e particolarmente fuori posto pare Schick il quale ha tale adattabilità agli schemi da fare semplicemente il centravanti spostato di dieci metri a destra cercando evidentemente di far gol alla linea di fondo. Non ha preso quasi mai palla e quelle poche le ha sbagliate, tanto da costringere l’allenatore a sostituirlo dopo 4 minuti del secondo tempo. «Non riusciamo a fare più gol, ci vuole uno psicologo forte per capire questa cosa. Non è detto comunque che i due non possano giocare insieme – ha cercato di minimizzare Di Francesco – per Dzeko ora non gira benissimo, Schick l’ho sostituito perché era poco brillante. Ha troppa attenzione addosso, deve leggere e ascoltare ancor meno, fare il calciatore al 100%. Deve crescere, è un giocatore importante, ma avere anche la forza psicologica di affrontare un ambiente come questo». La coppia farà presto le pratiche di divorzio.